Mercoledì 21 Ottobre 2009 16:13
(suite)
|
suite:
• è quanto mai urgente un aggiornamento da parte della Commissione delle vicende legate agli affondamenti sospetti al largo delle coste italiane di navi cariche di rifiuti tossici e/o radioattivi, alla luce dei riscontri oggettivi relativi alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Fonti che hanno portato al rinvenimento del relitto a largo di Cetraro. Il coinvolgimento del nostro Paese in quello che è sembrato già negli anni '90 un vero e proprio intrigo a livello internazionale che coinvolgeva organizzazioni criminali, affaristi, pezzi dello Stato e servizi segreti deviati, era già emerso dalle indagini effettuate negli ultimi 15 anni fa dal dott. Francesco Neri della procura di Reggio Calabria, dott. Nicola Maria Pace della procura di Matera (oggi a Trieste), dott. Luciano Tarditi della procura di Asti (che si avvalse della preziosissima attività investigativa del Nucleo investigativo del Corpo forestale di Brescia), dott. Giuseppe Galante della procura di Potenza, dott. Domenico Porcelli della procura di Catanzaro, soggetti che varrebbe la pena audire in Commissione. A tal fine sarebbe auspicabile un approfondimento sul coinvolgimento di diversi porti italiani, a partire da quelli di La Spezia, Livorno e Marina di Carrara, da cui sono partite diverse delle navi poi risultate affondate, anche mediante missioni specifiche in loco; • la Commissione dovrebbe farsi promotrice di un'indagine conoscitiva su o gli affondamenti delle altre "navi a perdere" descritte da diverse fonti, a partire dalla motonave Rigel di cui si conosce la zona di inabissamento, su cui andrebbe attivata una rilevazione di dettaglio a largo di Capo Spartivento, come da sentenza passata in giudicato per naufragio doloso e truffa nei confronti della compagnia assicurativa; o le cause che portarono nel 2007 all'ordinanza della Capitaneria di porto di Cetraro che vietò per qualche mese la pesca nei fondali marini antistanti la località cosentina, nota ormai per il rinvenimento del relitto di poche settimane fa; o sui presunti tombamenti di rifiuti in Aspromonte in altri siti sospetti in Calabria, come risultava anche dalla denuncia che Legambiente fece nel 1994 e dai primi accertamenti investigativi della Procura di Reggio Calabria; • occorre proseguire, anche mediante operazioni di scavo, le attività di rilevazione sul campo dei tombamenti di rifiuti pericolosi e/o radioattivi sotto al manto stradale dell'autostrada Garoe - Bosaso in Somalia, eseguiti nelle fasi preliminari e in superficie grazie alla tecnologia dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, all'opera di Luciano Scalettari del pool giornalistico del periodico Famiglia Cristiana - formato anche da Alberto De Chiara e Barbara Carazzolo - e al sostegno economico e logistico da parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti allora presieduta dall'On. Paolo Russo. L'inchiesta giornalistica su questa vicenda sarebbe, com'è noto, uno dei motivi che avrebbe portato all'omicidio in Somalia nel 1994 della giornalista della Rai Ilaria Alpi e dell'operatore Miran Hrovatin, come risulta dagli approfondimenti sul tema operati dalla stessa Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti nelle precedenti legislature; • sarebbe fondamentale poter ascoltare la testimonianza dell'ing. Giorgio Comerio, personaggio chiave di tante vicende legate alle cosiddette navi dei veleni, definito nel 2004 dall'ex ministro per i rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi "noto trafficante d'armi" e "faccendiere italiano al centro di una serie di vicende legate alla Somalia e all'illecita gestione degli aiuti della Direzione generale per la cooperazione e lo sviluppo"; • sarebbe auspicabile un'indagine conoscitiva sulle modalità di gestione passata dei rifiuti radioattivi, in particolare nel centro Enea di Rotondella (Mt), in quanto sito già al centro di indagine da parte dell'allora procuratore di Matera Nicola Maria Pace e dalla procura di Potenza su presunti traffici illegali di scorie in entrata e uscita dal centro di ricerca; • chiediamo alla Commissione di sostenere con forza le richieste al Governo formulate dalla mozione parlamentare promossa dagli Onorevoli Ermete Realacci e Fabio Granata, sottoscritta in maniera bipartisan da oltre 70 deputati. Per quanto attiene alla richiesta di inserimento dei delitti ambientali nel codice penale la nostra Associazione chiede: • che si faccia tesoro dei ddl approvati da tutte le Commissioni parlamentari sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse delle precedenti legislature per approvare una volta per tutte quella che Legambiente definisce una "riforma di civiltà", come ormai previsto anche dalla Direttiva europea sulla tutela penale dell'ambiente che il nostro Paese dovrà recepire come tutti gli Stati membri entro il 2010. |